Presentazione della pubblicazione “Civiltà delle macchine: significato e attualità di una rivista”, promossa da Luigi Zanda.
Negli anni Cinquanta il miracolo economico si volse alla promozione della cultura scientifica come fenomenologia propria dei tempi nuovi. L’industrializzazione più avanzata produsse in proprio specifici prodotti culturali portatori di un linguaggio che si accompagnò al formarsi di un pensiero culturale di una classe dirigente di diversa estrazione politica. Fu la stagione delle grandi riviste, da “Politecnico”, “Comunità” e “Civiltà delle macchine”, la cui lettura andrebbe riproposta e studiata dalle nuove generazioni. Quarant’anni fa, Leonardo Sinisgalli fondava la rivista Civiltà delle macchine, che diresse per un quinquennio: un raro incontro nella nostra cultura tra scienza, tecnologia ed arte. Sinisgalli ebbe subito una buona idea che caratterizzò i primi numeri della rivista: chiese a sette scrittori di grande prestigio di scrivere una lettera (da pubblicare nella rivista) sul ruolo e il significato della “macchina” nella società e nella organizzazione del lavoro di quegli anni. In sostanza, sul rapporto fra le culture umanistica e scientifica. Il volumetto che viene presentato raccoglie le lettere (pubblicate nel periodo 1953-1956) di Giuseppe Ungaretti, Carlo Emilio Gadda, Alberto Moravia, Giansiro Ferrata, Arturo Tofanelli, Giuseppe Luraghi e Dino Buzzati.